Il profumo dei ricordi. Il racconto delle ricette suvaratane

Il titolo “Maramenti” riproduce quello di uno spettacolo che una decina di anni fa preparai insieme ad alcuni amici sulla piazzetta davanti al palazzo degli Alcaro.

Vuol dire “mi rammento” e quando lo diciamo dobbiamo batterci il palmo della mano sulla fronte.

La bella prosa di “maestra elementare” (‘a maiśṭṛa) che ti cattura con la chiarezza del suo stile senza enfasi e ti trasmette una certa sottile nostalgia per le cose che sono state: sapori e ricordi.

Va sottolineata la sapiente avvedutezza dei richiami alle tradizioni popolari citando soprannomi o occasioni tipiche che seguono le quattro stagioni, insieme a qualche battuta ironica (come quella dedicata al consorte “marinoto” e “provetto pescatore”).

Voglio dire che il corpus delle ricette si arricchisce di una dimensione storica leggera e godibile nell’eleganza dell’osservazione puntuale dei rituali per cui si finisce impigliati nella trama di una società primitiva e semplice che mostra sulla soglia quello che nutre il dentro dell’ambiente arroccato a usanze codificate e gelosamente custodite.